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La Contessina Julie di Strindberg

Un adattamento tra teatro e digital storytelling

L’adattamento de La contessina Julie di August Strindberg, curato da Maddalena Mazzocut-Mis e dal regista Paolo Bignamini, rappresenta un esempio significativo di come il teatro contemporaneo possa evolversi integrando elementi del digital storytelling. Questo articolo, frutto di una conversazione avuta con la Professoressa Mazzocut-Mis, docente di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano, esplora come quest’opera non si limiti a una semplice reinterpretazione del testo originale ottocentesco, ma lo rielabori in chiave attuale, sperimentando con lo spazio scenico, il ruolo dello spettatore e l’impiego della tecnologia.

La Trasformazione del Terzo Personaggio: Lo Spettatore e la Videocamera

Una delle scelte più rilevanti di questo adattamento è l’eliminazione del terzo personaggio, la cuoca, che nell’opera di Strindberg fungeva da commentatore morale e da elemento di equilibrio tra i due protagonisti, Julie e Jean. Invece di questo personaggio tradizionale, viene introdotto un elemento concettualmente denso e innovativo: lo spettatore stesso, la cui esperienza è mediata e amplificata dall’occhio della videocamera, che ripropone su una delle pareti del palcoscenico le immagini tratte in diretta (e la cui presenza era già stata commentata dagli attori nell’Intervista Telecamere e tecnologie teatrali: l’intervista al cast di Julie).

Come spiegato da Mazzocut-Mis, “La videocamera non è solo un dispositivo tecnico, ma un vero e proprio ‘terzo personaggio’ che cattura e riflette l’azione, trasformando lo spettatore da osservatore passivo a partecipante attivo.” In questo contesto, lo sguardo del pubblico, filtrato attraverso la videocamera, diventa parte integrante della narrazione teatrale. Questo cambiamento di prospettiva evidenzia come il teatro possa evolversi per coinvolgere direttamente il pubblico, attribuendogli un ruolo critico e interpretativo che va ben oltre la semplice fruizione dello spettacolo.

Il Gioco di Specchi: Riflessioni e Proiezioni

L’uso delle proiezioni in questo adattamento amplifica ulteriormente il ruolo della videocamera, estendendo la dimensione narrativa in un gioco di specchi e riflessi. Le scene riprese dalla videocamera vengono proiettate su una parete del teatro, creando un effetto di moltiplicazione visiva che non solo arricchisce l’esperienza dello spettatore, ma introduce un livello di complessità e introspezione centrale nell’opera.

Le proiezioni, mostrando gli stessi eventi da prospettive diverse e a volte contrastanti, inducono lo spettatore a riflettere sulla natura della realtà e della rappresentazione. Secondo Mazzocut-Mis, “L’uso delle proiezioni non è solo un espediente visivo, ma un modo per costringere lo spettatore a confrontarsi con diverse verità simultanee,” evidenziando come la videocamera e le proiezioni creino un dialogo continuo tra il reale e il riflesso, tema che risuona profondamente con le dinamiche della società contemporanea.

Un Teatro che dialoga con il Futuro

Questo adattamento de La contessina Julie dimostra come il teatro possa non solo adattarsi, ma anche dialogare attivamente con il presente. La scelta di sostituire il personaggio della cuoca con l’occhio dello spettatore e della videocamera riflette una comprensione profonda delle dinamiche di comunicazione e percezione della nostra epoca.

L’integrazione delle proiezioni, con il loro effetto di duplicazione e riflessione, suggerisce un teatro che non è più confinato alle sue forme tradizionali, ma che si apre alle possibilità offerte dalle tecnologie digitali. Questo adattamento non è solo una reinterpretazione di Strindberg, ma diventa una ricerca sulle potenzialità del teatro nell’era digitale.

Il futuro del teatro, come dimostrato da questa innovativa versione de La contessina Julie, sembra orientarsi verso una sinergia sempre più stretta tra il palcoscenico tradizionale e le nuove tecnologie digitali. Lo spettatore non è più un osservatore passivo, ma diventa parte integrante dell’esperienza teatrale, con la realtà che viene continuamente messa in discussione e reinterpretata attraverso il filtro delle immagini, della percezione e dell’interattività. Questo adattamento non solo ci spinge a riflettere su come il teatro possa reagire ai cambiamenti dei tempi moderni, ma suggerisce anche che il teatro stesso può diventare un agente attivo nel plasmare e guidare le trasformazioni culturali e tecnologiche che stanno ridefinendo il nostro modo di comprendere e vivere il mondo. In questo contesto, la messinscena di La contessina Julie rappresenta un passo avanti significativo, fungendo da preludio alla versione in realtà virtuale attualmente in fase di post-produzione, con riprese a 360° realizzate nel mese di luglio (come già anticipato in Da Julie VR al Teatro Colla: le novità in arrivo in autunno).

La realtà virtuale, in questo senso, non solo amplifica l’interazione tra scena e spettatore, ma la trasforma radicalmente, creando un ambiente ancora più coinvolgente e immersivo. Questa tecnologia, integrata nel linguaggio teatrale, apre nuove possibilità di esplorazione artistica e di coinvolgimento del pubblico, ridefinendo i confini stessi del teatro e offrendo un’esperienza che va oltre il tradizionale rapporto tra palco e plate

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Cecilia De Martino
Dottoressa magistrale in Lettere Moderne, Assistente alla didattica degli insegnamenti del Professor Francesco Tissoni presso l'Università degli Studi di Milano

La sua attività di ricerca si focalizza su Storytelling digitale, crossmediale e transmediale.

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