«Archiviare l’inarchiviabile»: resoconto di un seminario targato CHANGES
- FOCUS
- 9 Dicembre 2024
Il 25 ottobre 2024, nella sede di Via Noto 8 a Milano, si è tenuto il seminario intitolato “Archiviare l’inarchiviabile: la memoria della performance nel contemporaneo”, organizzato dal Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, nell’ambito del progetto CHANGES, con il coordinamento della Dott.ssa Arianna Frattali. L’evento ha riunito esperti e studiosi del settore per esplorare le sfide e le opportunità legate alla conservazione delle arti performative contemporanee, offrendo un panorama variegato e in costante evoluzione sul piano nazionale.
Il seminario ha aperto un dialogo su un tema cruciale: come è possibile “archiviare l’inarchiviabile”? Se la performance è per definizione un evento temporaneo ed effimero, legato al “qui e ora”, come è possibile documentarla e conservarla per le generazioni future?
Memoria, tecnologia e innovazione
Il Dott. Giorgio Presti (Università degli Studi di Milano) ha approfondito le strategie di preservazione delle opere multimediali in un’epoca in cui la tecnologia stessa diventa rapidamente obsoleta. Sono stati illustrati vari approcci conservativi: l’archiviazione, che documenta l’opera ma non restituisce l’esperienza sensoriale completa; la migrazione, che trasferisce il materiale su supporti nuovi; l’emulazione, che riproduce i sistemi tecnologici originali per assicurare un’esperienza autentica; la reinterpretazione, che ricrea l’opera con tecniche moderne cercando di preservare il processo creativo piuttosto che l’autenticità. Presti ha anche evidenziato come, in alcuni casi, la disintegrazione dell’opera faccia parte del suo significato artistico, trasformando la memoria in un processo di continua evoluzione.
Oralità e memoria collettiva
La Dott.ssa Livia Cavaglieri (Università degli Studi di Genova) ha presentato Ormete, un progetto di ricerca dedicato alla memoria del teatro che «raccoglie, custodisce, studia e condivide i racconti e le memorie dei protagonisti del teatro del Novecento». Attraverso interviste ad artisti, tecnici, spettatori e critici, Ormete costruisce una narrazione polifonica e inclusiva, colmando le lacune della storiografia ufficiale. Cavaglieri ha sottolineato come l’intervista diventi un atto di co-creazione attraverso il quale ricercatore e intervistato contribuiscono alla costruzione della memoria storica. Le interviste, archiviate e protette per garantire la privacy dei testimoni, sono accessibili in parte attraverso la piattaforma digitale patrimoniorale.ormete.net.
Nuove prospettive sulla conservazione del patrimonio teatrale
La Dott.ssa Arianna Frattali (Università degli Studi di Milano) e la Dott.ssa Ilaria Lepore (Università La Sapienza) hanno presentato un progetto dedicato al «censimento degli archivi dello spettacolo», una sfida importante per preservare il patrimonio immateriale del teatro, che sopravvive esclusivamente attraverso documenti. Gli archivi non vengono considerati come luoghi statici, ma come entità vive, che si aggiornano e si evolvono. In questa ottica si sviluppano due approcci al trattamento dell’effimero: uno che lo considera irrimediabile e l’altro che lo riconosce come una risorsa storica documentabile, che può essere ricreata.
La Dott.ssa Francesca Cecconi (Università degli Studi di Verona) ha esaminato le sfide legate alla conservazione di opere che si basano sul movimento, l’interattività e l’esperienza diretta, come il teatro di figura. La schedatura di marionette e oggetti teatrali, spesso considerati solo “attori di scena”, diventa un modo per valorizzare il patrimonio immateriale di un’arte che rischia di andare perduta.
La Dott.ssa Simona Scattina (Università degli Studi di Catania) ha presentato “l’archivio vivente” di Gianni Salvo e del Piccolo Teatro della città di Catania, uno spazio digitale che combina i materiali originali e le testimonianze dirette degli artisti per raccontare la storia del teatro contemporaneo. Un approccio simile è stato descritto dalla Dott.ssa Silvia Magistrali per l’archivio del Piccolo Teatro di Milano, che attraverso la digitalizzazione e progetti di valorizzazione, conferma la sua vocazione di “teatro d’arte per tutti”, trasformando il suo archivio in un laboratorio dinamico di conoscenza e memoria.
Archivi viventi, festival e tecnologie immersive
L’intervento a cura della Dott.ssa Lindita Adalberti (Università degli Studi di Pisa) – in collaborazione con la Dott.ssa Eva Marinai (Università degli Studi di Pisa) – ha contribuito alla discussione sulla possibilità di archiviare l’effimero con l’esempio del percorso virtuale creato all’interno della casa-laboratorio di Daniele Spisa, concepita come un archivio vivente della storia del teatro contemporaneo.
A introdurre l’utilizzo delle tecnologie immersive è stata l’artista Kamilia Kard (Dott.ssa Michela de Carlo, Accademia di Belle Arti di Brera), che in collaborazione con la Dott.ssa Anna Maria Monteverdi (Università degli Studi di Milano) sta sviluppando un progetto innovativo per la creazione di dieci scenografie virtuali. L’iniziativa mira a fondere teatro, arte, memoria e tecnologia in un’esperienza immersiva unica. Gli utenti potranno esplorare le scenografie da vicino, navigando attraverso un ambiente interattivo arricchito da materiali d’archivio e scaffali digitali. Questo approccio trasforma il patrimonio teatrale in un viaggio coinvolgente e interattivo, rendendo la memoria delle arti performative accessibile e viva.
Il seminario si è concluso con una riflessione sull’importanza della memoria nei festival teatrali, con l’intervento della Dott.ssa Monica Cristini (Università degli Studi di Verona) sul progetto Estella, che si propone di «delineare l’impatto dei festival teatrali nel promuovere nuove conoscenze e consapevolezza del valore del teatro nella società e per la condivisione della cultura».
Questa giornata seminariale ha rappresentato non solo un’occasione per riflettere sulle difficoltà della conservazione, ma anche un segno della dinamicità del panorama teatrale italiano. La discussione ha messo in luce le sfide ma anche le opportunità che la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica offrono alla memoria delle performance contemporanee. Se, come affermato da Marc Bloch, l’archivio non è un cimitero, ma una forma viva, allora possiamo essere certi che la ricerca e la sperimentazione continueranno a garantire che la memoria delle performance rimanga un’esperienza viva e in movimento, non un semplice frammento del passato.