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Raccontare Re Lear di Strehler tra archivio e digital storytelling

Costruire un racconto digitale è un atto comunicativo, di conseguenza possono essere diverse le possibilità di realizzazione a seconda di fattori che dipendono non solo da chi progetta il prodotto, ma anche dal contesto, dal destinatario, dai mezzi e dallo scopo. In questo articolo prenderemo in considerazione due esempi di storytelling digitali relativi alla rappresentazione teatrale di Re Lear di Giorgio Strehler del 1972 al Piccolo Teatro di Milano, esito di una tesi di laurea magistrale in Editoria multimediale recentemente discussa presso l’Università degli Studi di Milano.

Figura 1: Screenshot da una storia Shorthand con le foto di scena di Luigi Ciminaghi del Re Lear diretto da Giorgio Strehler, 1972 (Archivio Piccolo Teatro).

Operazioni preliminari: la scelta dei contenuti e dei mezzi

Come si può intuire, la scelta dei materiali è molto importante da un punto di vista della rappresentazione di un determinato contenuto, ma anche la forma è fondamentale, perché proprio quest’ultimo aspetto caratterizza il prodotto e le sue funzioni. Infatti gli stessi elementi possono avere esiti completamente diversi. In questo caso il racconto coincide con la valorizzazione dell’Archivio storico del teatro milanese, di conseguenza tutto il materiale è stato scelto dai fondi disponibili. I criteri che si sono seguiti sono stati molteplici: la qualità estetica, il potenziale comunicativo e documentale e la possibilità per i materiali di essere inseriti e trasformati in un prodotto digitale. Infine si è rispettato un principio di eterogeneità dei canali, includendo sia testi scritti che immagini.

Anche l’individuazione di uno scopo e di destinatari ben precisi rientra in questa fase. Per questo motivo si sono progettati due diversi racconti. Nel primo si è voluto realizzare un prodotto editoriale che potesse assomigliare a un programma di sala, invece nel secondo l’elaborazione del materiale è completamente digitale con una struttura più libera (clicca qui per visualizzare la storia Shorthand in anteprima).

Un fototesto tra letteratura e messinscena

Il “programma di sala” è stato realizzato in modo da seguire una logica di un fototesto del copione di scena. Le immagini selezionate tra le foto di Luigi Ciminaghi commentano infatti le scene, le entrate e le uscite dei personaggi. Le sezioni seguono l’ordine della narrazione del testo letterario shakespeariano che viene arricchito dal racconto della messinscena. A tal proposito i personaggi ricoprono una particolare attenzione, dal momento che sono un punto di partenza ottimale per allargare lo storyworld, aggiungendo informazioni interessanti che vanno oltre gli aspetti testuali. La prossemica, i costumi, le biografie degli attori costituiscono infatti una parte consistente del racconto che in questo modo viene ampliato incontrando gli interessi di destinatari diversi.

Figura 2: Il "programma di sala" con le foto di scena di Luigi Ciminaghi del Re Lear diretto da Giorgio Strehler, 1972 (Archivio Piccolo Teatro).

Da un punto di vista grafico, l’uso di font e altri dispositivi ha permesso di sottolineare anche i momenti della storia emotivamente più intensi o la rilevanza linguistica di alcune battute. L’eterogeneità dei materiali ha quindi permesso una progettazione del racconto che parte dal testo letterario, ma che si allarga a una conoscenza del discorso teatrale che comprende le indicazioni scena, la visione di Giorgio Strehler e il suo rapporto con gli attori.

Il pubblico immaginato per questo tipo di lavoro è un interessato alla storia del teatro, come studenti o addetti ai lavori come istituzioni teatrali che possono essere interessati a una pubblicazione in occasione di anniversari particolari. In generale non è necessaria una familiarità con strumenti digitali sofisticati, il grado di interattività e di personalizzazione di percorsi di lettura rimangono, infatti, piuttosto modesti. Il software utilizzato è Figma che permette un’impaginazione semplice e intuitiva, un salvataggio in formato PDF che può essere facilmente stampato.

Storytelling digitale e fruizione personalizzata

Per la progettazione digitale del secondo racconto si è utilizzato Shorthand, un software che permette una discreta libertà di strutturazione della storia e di interazione (clicca qui per visualizzare la storia in anteprima). Lo scopo di questa proposta è infatti quello di ottenere una maggior personalizzazione dei percorsi di fruizione e di interazione. In questo caso lo schema del racconto segue la logica di vari capitoli che riguardano vari argomenti, come la scena, i personaggi, la ricezione dello spettacolo con link ad articoli provenienti alla rassegna stampa, e una sezione dove si confrontano la produzione del Piccolo degli anni Settanta e quella del Globe di Londra del 2022.

Questo contenuto risulta utile non solo per gli aspetti evidenti riguardanti la messinscena, ma anche per cogliere le implicazioni culturali che influenzano un racconto in base al contesto di produzione. King Lear della regista Helena Kaut-Howson prevede infatti l’interpretazione di Lear da parte dell’attrice Kathryn Hunter, per sottolineare l’universalità del personaggio che trascende il genere: il sottotitolo dello spettacolo è infatti “Everybody is King Lear”.

Figure 3-4: Screenshot da una storia Shorthand con le foto di scena di Luigi Ciminaghi del Re Lear diretto da Giorgio Strehler, 1972 (Archivio Piccolo Teatro).

Da un punto di vista della fruizione, questo racconto digitale consente di poter approfondire l’argomento che più interessa, disponendo di un ipertesto con collegamenti diretti ad altre fonti di informazione come l’archivio del Piccolo, il Globe oppure le biografie degli attori. Questo ampliamento del racconto permette di raggiungere un pubblico più vasto ed eterogeneo, dal momento che i percorsi di fruizione non sono rigidi e ciascun utente ha la possibilità di creare la propria esperienza. Questa flessibilità è data anche dalla grafica e dagli effetti. Gli elementi visuali sono valorizzati e l’impaginazione regolare permette un maggior orientamento tra i vari argomenti. Infine una mappa interattiva che ripercorre il tour della produzione e la possibilità di allargare le immagini contribuiscono a rendere più immersiva la navigazione.

Figura 5: Screenshot da una storia Shorthand con le foto di scena di Luigi Ciminaghi dal Re Lear diretto da Giorgio Strehler, 1972 (Archivio Piccolo Teatro).

In conclusione, i due progetti possono essere considerati un esempio delle possibilità di racconto digitale che non si limita ad una rielaborazione di materiali da parte di un autore, ma anche di come questi stessi materiali entrano in relazione con un contesto culturale, con dei mezzi e con un potenziale informativo. 

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Katia Bianco
Insegnante di italiano in L2 in contesti migratori e supporto alla didattica in varie discipline nella scuola secondaria superiore
Si occupa della valorizzazione e della comunicazione digitale di archivi istituzionali. Appassionata di lingue e di letteratura, ne esplora in maniera autonoma le potenzialità intermediali e transmediali.
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