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Performing the Archive, il convegno su Giacomo Verde e gli archivi teatrali

Si è tenuto il 24 e il 25 marzo 2025 il convegno Performing the Archive: Il tecnoateatro di Giacomo Verde e il reenactment d’archivio, presso l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Via Noto 8. L’evento, organizzato in collaborazione con il PNRR CHANGES Spoke 2, costituisce uno degli esiti del progetto I_PAD (Italian Performance Archive in Digital) coordinato da Anna Maria Monteverdi, docente di Drammaturgia multimediale presso il nostro ateneo e autrice di due recenti monografie su Giacomo Verde edite da Milano University Press. Monteverdi ha curato il convegno insieme ad Andreina Di Brino, ricercatrice esperta di estetica multimediale.

Performing the Archive ha inoltre visto la partecipazione attiva dei partner del progetto I_PAD e dei rispettivi membri del team: Desirée Sabatini, Flavia Dalila D’Amico e Sergio Lo Gatto per Università degli Studi LINK di Roma, Massimo Magrini per l’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” del CNR di Pisa.

Il titolo del convegno è un omaggio all’ormai classico libro Performing the Archive (2009) di Simone Osthoff, in cui l’autrice analizza la trasformazione degli archivi di arte contemporanea da semplici custodi di documenti a veri e propri mezzi espressivi (art medium). Le curatrici del convegno hanno ulteriormente esplorato il significato della locuzione di Osthoff puntando l’accento sul verbo “performing” in relazione al suo contesto più naturale e congeniale, ovvero quello teatrale. “Performare l’archivio (teatrale)” oggi significa allora anche “metterlo in scena” attraverso i mezzi e le tecnologie a disposizione nel 2025.

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

Una mostra, un convegno, una sessione performativa

Il convegno si è focalizzato sul rapporto tra sperimentazione videoteatrale, memoria digitale e nuove pratiche di valorizzazione del patrimonio culturale performativo, ponendo particolare attenzione alla figura di Giacomo Verde, pioniere del tecnoteatro e della sperimentazione tra video e performance dal vivo. Attraverso interventi teorici e momenti dimostrativo-performativi, le due giornate hanno consentito di esplorare strategie innovative per la preservazione e reinterpretazione degli archivi teatrali attraverso tecnologie immersive, scenografie digitali e strumenti interattivi.

Ha aperto il convegno l’inaugurazione della mostra PerContagio, curata dagli studenti del corso di Drammaturgia multimediale di Unimi, che hanno contribuito con grafiche, poster, pannelli e contenuti digitali. Rispetto ad analoghe iniziative accademiche, Performing the Archive si è infatti distinto per un taglio originale, coinvolgendo attivamente la comunità studentesca e affiancando ai momenti congressuali altri di tipo più installativo-performativo: una scelta vincente per un’iniziativa che, pur mantenendo un suo rigore scientifico, ha dato la possibilità al pubblico di sperimentare in prima persona le possibilità offerte dal digitale nel dare nuova vita agli archivi teatrali, fino a ispirare reenactment e performance.

 

 
 
 
 
 
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Numerosi esperti, ricercatori e artisti hanno partecipato al convegno, presentando i loro studi e le loro memorie legate alla collaborazione con Giacomo Verde. Ripercorriamo i punti salienti emersi sessione dopo sessione.

Contesti e scenari, tra passato e presente

Sandra Lischi (Unipi) ha analizzato l’apporto originale al (tele)teatro di Giacomo Verde, meritevole di aver reso unica e irripetibile l’esperienza televisiva, solitamente caratterizzata invece da una componente di “riproducibilità tecnica” spesso in contrasto con la sfera propriamente performativa. Tra le conseguenze vi è l’invito a ripensare l’archivio come organismo a sua volta vivo e in costante evoluzione.

Mentre Andrea Balzola (Accademia Albertina) ha condiviso l’esperienza della sua collaborazione drammaturgica con Verde nelle Storie Mandaliche (spettacolo interattivo e primo ipertesto drammaturgico italiano), Antonio Pizzo (Unito) ha presentato gli esiti preliminari del progetto Living Cabiria del PNRR CHANGES Spoke 2, fornendo esempi di nuove modalità di valorizzazione del patrimonio intangibile attraverso intelligenza artificiale e realtà virtuale.

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali
©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

Reenactment tra pratiche conservative e segnali digitali

Valentino Albini (Unimi) ha parlato della fotografia come strumento di documentazione e valorizzazione di archivi e collezioni d’arte, soffermandosi sul suo approccio professionale e personale all’archivio di Giacomo Verde, da cui è emerso il valore interpretativo oltreché funzionale del lavoro del fotografo. Massimo Magrini (CNR Pisa) ha riassunto le attività dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del CNR nell’ambito del progetto I_PAD, descrivendo lo sviluppo del suo portale web e l’app VerdeGiac VR per dispositivi Meta Quest, finalizzata alla ricostruzione di alcune installazioni di Verde. Desirée Sabatini (UniLink) ha illustrato il rapporto simbiotico tra reenactment e archivi teatrali, forte di un consolidato percorso di ricerca sull’uso delle tecnologie digitali per la storia delle arti performative, con un focus proprio sulla memoria (video)teatrale.

 
 
 
 
 
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Gli interventi di Kamilia Kard e Arianna Frattali hanno entrambi approfondito i lavori in corso in Unimi nell’ambito del PNRR CHANGES Spoke 2, con particolare riferimento alla valorizzazione di archivi teatrali. Partendo dalla monografia Scenografe (2021) di Monteverdi, Kard (artista e docente) sta modellando in 3D una raccolta di lavori di donne scenografe da fruire in VR. Ogni scenografia sarà esplorabile nella piattaforma di “Metaverso VR Chat”. Frattali ha invece presentato MITAP, un progetto che vede coinvolte l’Università Statale di Milano, l’Università di Roma La Sapienza e molti altri enti e atenei, con l’obiettivo di costituire una mappa digitale degli archivi dello spettacolo: una piattaforma che favorisca la conoscenza, la consultazione e la condivisione dei materiali cartacei e multimediali, nonché un innovativo sistema comunicativo tra territorialità, narrazione e interazione, in cui lo stesso metaverso di Scenografe sarà ricompreso.

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali
©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

Gabriele Coassin (ricercatore e collezionista), ha condiviso la sua esperienza di digitalizzazione di una parte significativa delle creazioni video di Giacomo Verde, dando vita a una ricognizione delle sue opere cominciata sin dagli anni Ottanta. Coassin ha sottolineato come, sebbene indispensabile, la digitalizzazione comporti sempre una perdita in termini di qualità del materiale video (definizione, compressione, colore, ecc.), col risultato che, per essere apprezzate appieno, molte opere di Verde andrebbero visionate in VHS.

Federica Zanardini (Unimi) ha descritto le scelte e le soluzioni adottate da Arkive@unimi per l’archiviazione a lungo termine delle 12 collezioni dell’archivio I_PAD-GIAC. Arkive@unimi è un’infrastruttura di conservazione basata sugli standard più aggiornati, dove l’informazione è archiviata insieme ai metadati necessari per la sua interpretazione e decodifica.

Archivi multimediali oltre la performance

Gli interventi successivi hanno presentato casi esemplari di archivi legati a personalità ed enti di particolare interesse per gli studiosi di arti digitali. Silvia Bordini (Sapienza) ha ricostruito la formazione dell’Archivio Funari/Fantoni e il Festival dell’arte elettronica di Camerino, una collezione di materiali digitali e documentari degli anni Ottanta relativi alle interazioni fra arte e computer. Più incentrato sulla valorizzazione è stato il contributo di Silvia Moretti (Biblioteca Totiana), che si è soffermata su alcuni casi concreti di riattivazione dell’archivio del poeta Gianni Toti attraverso il coinvolgimento diretto della comunità di Alatri e delle tecnologie digitali, tra cui il riuso delle pellicole in 8mm per nuovi prodotti audiovisivi, la creazione dell’archivio di scrittura in versi e dell’almanacco di versi totiani.

Patrizia Staffiero ha affrontato il problema della conservazione e della valorizzazione del patrimonio delle istituzioni AFAM, partendo dal caso studio dell’Accademia di Belle Arti di Lecce dove insegna. Nei decenni scorsi, il materiale archivistico di questa istituzione è stato oggetto di una consistente dispersione dovuta a incuria. Dopo un cambio di passo e di sensibilità, le nuove parole chiave sono digitalizzazione, metadatazione e indicizzazione, per replicare la documentazione ancora esistente e dove possibile recuperare quella perduta.

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

Riletture drammaturgiche multi-modali e teleracconto

L’attenzione si è concentrata nuovamente su Giacomo Verde in occasione della sessione dedicata al teleracconto, invenzione della fine degli anni Ottanta consistente in una una narrazione teatrale che impiega come personaggi piccoli oggetti ripresi in macro da una telecamera. Vincenzo Sansone (Accademia di Lecce) ha ripercorso le origini di questa forma espressiva con Hansel & Gretel Tv del 1989, tracciandone le principali evoluzioni morfologiche fino ai suoi “tanti figli” odierni. Ha invece affrontato questioni conservative Flavia Dalila D’Amico (UniLink), che si è occupata dei teleracconti restaurati in un intervento dedicato al recupero dei loro materiali, unitamente a quello dei videofondali.

Secondo Carlo Infante (esperto di Performing media), con il teleracconto “La ricerca di Verde inventò un bel gioco di spaesamento, semplice e complesso, tra performance e video, anticipando ciò che si sarebbe definito anni dopo Performing media. In questa ibridazione di linguaggio emergeva un sottile ‘teatro di percezione’, inedito proprio perché stabiliva un modo paradossale di vedere la scena: dentro uno schermo, agita in tempo reale”.

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

La parola è passata quindi ai maestri Renzo Boldrini, Vania Pucci, Adriana Zamboni e Lucio Diana, che hanno dialogato su alcune delle esperienze condivise con Verde nel corso degli anni. Sono emersi la militanza artistica (artivismo) e il carattere volutamente “popolare” del teatro di Verde, evidente per esempio nell’artigianalità delle soluzioni tecnologiche, tali da poter essere replicate da chiunque.

Due performance in esclusiva

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali
©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali
©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

Il convegno si è concluso con una sessione pratico-dimostrativa che ha ospitato due performance in esclusiva presso l’Aula Teatrale di Via Noto 8. Carlo Presotto ha reinterpretato per la prima volta dopo quasi trent’anni un frammento di E fu così che la guerra finì, teleracconto sul tema della guerra in Bosnia vista dai bambini, ideato nel 1996 da Giacomo Verde, Paola Rossi e dallo stesso Presotto. In un mondo ancora segnato dagli orrori della guerra, la performance è risultata un momento particolarmente toccante per tutti i partecipanti.

©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali
©Photo Valentino Albini. Fotografo - Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali

Il protagonismo dello sguardo infantile è proseguito con Antonia Baresani Varini, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che si sta specializzando in programmazione creativa applicata in maniera giocosa. Con Le carte di Teodora, Antonia ha proposto un racconto a scelta multipla, con tasselli di legno che si inseriscono in una tavola per consentire al pubblico di interagire con una fiaba originale. Una performance tenera, garbata, caratterizzata da un’artigianalità che sarebbe piaciuta anche a Giacomo Verde, la cui poetica tecnoteatrale continua dunque a lasciare tracce, dirette o indirette che siano, nelle nuove generazioni di artisti.

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Vincenzo Pernice
Assegnista di ricerca, PNRR CHANGES Spoke 2 WP4

Dottore di ricerca in Visual and media studies, svolge Oltre le quinte: progettazione di uno storytelling multimediale per comunicare e valorizzare nuove esperienze performative e il patrimonio teatrale italiano.

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