NFT, arte, mercato: un’occasione mancata?
- FOCUS
- 25 Marzo 2024
La notorietà degli NFT (non-fungible tokens) sta vivendo nell’ultimo tempo una inflessione negativa, non solo tra il pubblico specializzato ma anche fra i meno esperti, che hanno sentito parlare di queste strane “opere d’arte digitali crittografate” nel 2020, quando questo fenomeno era nella sua fase di massima ascesa. L’applicazione di questa tecnologia, resa celebre dalla diffusione (questa sì, in evidente ripresa) delle criptovalute, al mondo dell’arte digitale e del mercato che intorno a questa si è generato, risente ora delle conseguenze di questa diffusa sfiducia verso l’“arte su blockchain”. Insomma, i celebri cripto-gattini non sembrano essersela mai passata così male come ora. È forse giunto dunque il momento di una valutazione del fenomeno NFT che guardi oltre ai sensazionalismi del mercato come anche alle repentine disillusioni. In questo, gli strumenti dell’Estetica ci sembrano i più adatti a uno scopo certo pretenzioso ma necessario, considerando soprattutto che gli NFT hanno generato, che lo si voglia riconoscere o meno, una piccola rivoluzione nel mercato dell’arte. Di questo parliamo nel nostro contributo “NFT: tra esperienza estetica e nuovi mercati dell’arte”, recentemente apparso sul volume della Milano University Press a cura di Allegra Canepa Il mercato dei non fungible tokens tra arte, moda e gamification. Il contributo raccoglie prospettive diverse – appunto estetiche, ma anche sociologiche, economiche, tecnologiche, etc. – sul mondo cripto.
Blockchain e NFT
La tecnologia blockchain è venuta alla ribalta nel 2008 con l’articolo di Satoshi Nakamoto “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, dando allo stesso tempo il via alla febbre delle criptovalute, Bitcoin davanti a tutte. Tuttavia, le radici concettuali della blockchain risalgono almeno agli anni ’70 con gli studi e lo sviluppo da parte di nascenti tecno-guru come David Chaum e Ralph Merkle dei primi protocolli di crittografia, indispensabili per lo sviluppo di questa tecnologia. È però con l’introduzione degli smart contract su blockchain come Ethereum che diventa possibile eseguire operazioni complesse; operazioni che rendono l’oggetto digitale associato allo smart contract unico. Ethereum ha introdotto infatti, accanto ai i token fungibili, i token non fungibili, appunto gli NFT. I token fungibili, rappresentando nella maggior parte dei casi, unità di valore monetario, sono per definizione token intercambiabili fra loro, esattamente come due monete da 1 euro; gli NFT sono invece non duplicabili, non intercambiabili, rappresentando oggetti digitali nella forma di metadati off-chain e crittografati tramite protocolli HASH sulla blockchain. Questi oggetti possono essere tra i più vari, come immagini, video, testi, contenuti audio etc., e sono salvati su IPFS, una sorta di archivio dati interplanetario, peer-to-peer, che apre il campo a un modo di conservare, scambiare, vendere e acquistare oggetti digitali sicuro e virtualmente incorruttibile.
NFT e Crypto art
Con l’evoluzione della blockchain è anche però nata la crypto art, realizzando quello che sin dalle origini di questa tecnologia ha sempre rappresentato lo scopo della blockchain: rendere unici, autentici e scambiabili in modo sicuro oggetti digitali, anche complessi. Le “cryptographic trading cards” sono esempi precoci di ciò che gli stessi creatori definiscono arte crittografica o “arte su blockchain”, introducendo il concetto di tokenizzazione degli oggetti digitali a garanzia della loro proprietà e autenticità. Queste caratteristiche associate a un oggetto digitale, va da sé, non sarebbero però ancora sufficienti per comprendere la nascita di un movimento artistico “crypto” – anche ammesso che si sia disposti ad ammettere che un tale “movimento” ci sia effettivamente stato. Proprio su questo aspetto l’Estetica ci viene incontro: rendere un oggetto digitale non duplicabile o non intercambiabile è solo una parte del complesso processo che rende quell’oggetto raro, desiderabile, artistico. La blockchain, per quanto detto fin qui, può e soprattutto potrebbe servire benissimo allo scopo di creare registri di oggetti digitali (e non), virtualmente incorruttibili. Esempi in questo senso sono già in fase di attuazione (ad esempio, il progetto Archangel). Ma quando si tratta di arte digitale crittografata sono anche altre direttrici di valore che ci interessano.
Crypto art ed Estetica
Indubbiamente, la crypto art ha innanzitutto sviluppato uno stile immediatamente riconoscibile, che ricalca gli stilemi grafici (pixel, avatar, meme) che caratterizzano il mondo del digitale e, in particolare, di internet. Nella loro incorruttibilità, gli NFT diventano quasi testimoni di recentissimo passato e di un presente che non avrebbe nulla da invidiare ad altri fenomeni storici, sociali, economici etc. che sì, innervano altre correnti artistiche. Registrare la storia di un oggetto digitale e, attraverso uno smart contract, fare sì che l’apparenza dell’opera ne manifesti graficamente l’evoluzione (pensiamo ad esempio al progetto Organic Growth Crystal Reef), rende poi evidente come gli NFT realizzino il concretarsi della “tradizione” nell’opera. La storia specifica ed irripetibile di un oggetto artistico lo accompagna e definisce univocamente. La “tradizione”, dunque, sarebbe l’altro concetto che, insieme a quello di “aura” – spesso chiamato in causa per spiegare il fenomeno NFT – completerebbe l’analisi possibile del periodo forse più florido dell’arte digitale. Un periodo già al tramonto, evidentemente, ma che non lascia sola oscurità alle sue spalle.
NFT e mercato
Riflessi di luce ineliminabili, gli NFT li lasciano e li hanno lasciati, ad esempio, nel mercato dell’arte digitale e della computer-art. In qualche modo, gli NFT sono riusciti a rendere queste forme d’arte sfruttabili. Questo ha aperto nuove opportunità per gli artisti, ma anche sfide per il mercato tradizionale, sempre in bilico fra apertura verso il nuovo e protezione degli interessi. Il tentativo di decentralizzazione e libero scambio delle opere d’arte attraverso blockchain, renderebbe la crypto-art immune alle dinamiche spesso autoritarie e monopolistiche del commercio e del collezionismo d’arte. In realtà, sappiamo, proprio questa “libertà di movimento” del mercato degli NFT li ha resi facile preda dei circuiti tradizionali. Se è vero che gli NFT hanno, per varie ragioni, fallito nello scopo di sfuggire anarchicamente alle dinamiche economiche e culturali del mercato, forse proprio nella loro natura di testimoni incorruttibili dello sviluppo del Web – ormai luogo della nostra cultura, del nostro vivere insieme, del nostro evolverci – potrebbero ancora rappresentare un’opportunità degna di essere considerata.